Il Tai Chi Chuan è arte marziale, arte di combattimento?

Eterno, ricorrente dilemma: Praticare Tai Chi Chuan forgia un combattente? O è una (non sempre) buona ginnastica salutistica?

Storia e Origini del Tai Chi Chuan

Davvero qualcuno pensa di sapere esattamente quando, dove e come è nato il Tai Chi Chuan?

Davvero qualcuno pensa di sapere cosa e come era alle origini il Tai Chi Chuan?

Sto scrivendo di una pratica probabilmente originata in Cina, a circa ottomila chilometri da qua; secondo i più, attorno al 1.200, quando le trasmissioni di ogni informazione erano solo orali e di quelle scritte si ha notizia, per altro incerta, solo dopo il 1.250, in anni in cui la Cina, sotto la dinastia Ming, misurava oltre dieci milioni di chilometri quadrati: come l’Europa intera!!

Ed è proprio attorno al 1.250 che si ha notizia approssimativa del primo arrivo in Cina di un non asiatico, il missionario Giovanni da Pian del Carpine, presso il Gran Khan della Mongolia. Immagino che costui fosse ben poco interessato al Tai Chi Chuan, quanto piuttosto a convertire le popolazioni del luogo!!

Dunque, saresti ancora disposto a credere ciecamente a tutte le storielle sulle origini certe del Tai Chi Chuan, con tanto di nome e cognome di uno o più fondatori, e narrazioni di pratiche in questo o in quel remoto villaggio?

Qualcosa di più certo, ci appare attorno al 1.800, sempre però attenti alle premesse: lingua ostica per noi europei e che si manifesta in decine di dialetti, unita a scarsità di riferimenti scritti di sicura autenticità.

Diciamo che per comodità e comunque con diverse sfumature, si da per scontata la presenza del Tai Chi Chuan in una serie di villaggi che diedero ciascuno il loro nome a diversi “stili”, modi di praticarlo.

E’ convinzione comune che per Tai Chi Chuan si intenda una pratica motoria ispirata al taoismo, insieme profondamente legata alla medicina tradizionale cinese sul lato della salute, quanto capace di essere metodo letale di combattimento. In essa si pratica costruendo un corpo sano e marziale attingendo alle pratiche energetiche taoiste (no pesi e simili), formandosi alla relazione con l’altro attraverso diversi giochi di mano (“premere e tirare”) vincolati, semiliberi e liberi, ed esprimendo la propria arte di movimento e combattente in una forma: sequenza nello spazio di movenze prestabilite.

Il formarsi attraverso il taoismo; il cercare manifestazioni di potenza grazie ad un lavoro interno, quello che per noi “occidentali” si chiama interocezione, ovvero il senso che ci consente di conoscere lo stato e le azioni dei nostri organi interni, ed alla muscolatura profonda mettendo in secondo piano quella superficiale; il coltivare quel senso intimo che lo psicologo William Herbert Sheldon chiamò “tissutalità” e che si esprime  attraverso una gestualità armoniosa, inseriscono il Tai Chi Chuan nella famiglia degli stili interni.

Cosa sono gli “stili interni” o Neijia?

La bellezza speciale del Taiji (Tai Chi) sta nella sua integrazione di ciò che è fisico con ciò che si può chiamare mentale, spirituale, psicologico. Se l’allievo non ne penetra i principi, il Taiji (Tai Chi) è come una forma vuota, nel senso più negativo del termine” (Horwiitz – Kemmelman – Lui ‘Taiji Quan’)

I suoi movimenti (del Tai Chi Chuan) sono aggraziati, il tempo di esecuzione è lento e i suoi benefici numerosi. E’ l’unica forma di esercizio fisico in cui non si deve impegnare forza muscolare nel movimento. I miglioramenti dipendono dalla consapevolezza interiore e non dalla forza esteriore” (Jou Tsung Hwa ‘ Il Tao del Tai Chi Chuan”)

Dentro questi principi, troviamo la famiglia degli stili interni, che comprende, con il Tai Chi Chuan, anche Pa Kwa e Hsing’I. Personalmente, ci metto pure Wing Chun, anche se quel che si vede in giro è un accanirsi di forza muscolare e rigidità del tutto dimentica dei principi della chinantropologia. Questa è la disciplina olistica, integrata e trans – disciplinare che si occupa del movimento umano e che potrebbe essere la versione nostrana, partorita dalla nostra cultura, del corpus teorico – pratico che fonda il Nejia Kung Fu cinese.

Infatti, il modo tra il criptico e il figurato con cui si esprime la cultura cinese, unito alla difficile e sempre ambigua comprensione del termine “energia interna” (Chi, o Ki) a cui il praticante dovrebbe ispirarsi e da cui trarre la fonte di ogni suo movimento secondo i dettami degli stili interni, ha dato luogo ad un caleidoscopio di interpretazioni tra il magico ed il mistico che hanno fatto la fortuna di Maestri e Sifu, diciamo particolarmente fantasiosi nel proporsi e capaci, facendoci business, di attrarre una pletora di allievi bisognosi di super poteri e “stampelle” alla loro insicurezza, quanto ad una valanga di insulti e pesante ironia di chi, praticando “stili esterni” (allenamenti duri e forza fisica) mena le mani irridendo l’inconsistenza combattiva dei praticanti gli stili interni.

Cosa è questo Chi o Ki?

Argomento complesso, variamente interpretato. Allora, preferisco inviare i lettori ad un articolo scritto dalla sinologa Giulia Boschi, per me la studiosa di riferimento in materia di cosmogonia cinese, anche per la precisione con cui riesce a tradurre i termini cinesi rendendoli chiari anche per noi, immersi in una cultura totalmente diversa:

Starà al lettore interessato farsi un’idea, ampliare le sue letture, districandosi tra mistiche forze immateriali, campi elettromagnetici, auree più o meno splendenti, sistema nervoso simpatico e parasimpatico, fisiologia come studio dei principi chimico-fisici del funzionamento degli esseri viventi oppure come funzione organica adattiva, cognitiva, relazionale ed emotiva.

Cos’è il taoismo invece?

Il nome deriva dalla parola cinese Tao / Dao (“Via”) e si riferisce al sistema filosofico e mistico generalmente attribuito, tra V e IV secolo a.c., al filosofo cinese Lao Tzu.

Il Tao è principio universale di tutte le cose, entità indeterminata che rappresenta il continuo mutamento della natura e il suo alternarsi tra fasi positive e fasi negative, che l’uomo non deve tentare di modificare, ma alle quali deve adeguarsi. Semplice, per un occidentale cresciuto all’insegna del fare e dell’intervenire in ogni situazione per volgerla a proprio vantaggio!?!

All’interno delle molteplici e divergenti interpretazioni del Tao e del taoismo, possiamo forse trovare un punto d’incontro nel considerare che il microcosmo dell’uomo rispecchia il macrocosmo dell’universo, e dunque partecipa direttamente all’equilibrio generale ma questo solo se non è sconnesso dall’insieme del tutto.

Non mi sono spiegato? Beh, se pensiamo che, per avvicinarci alla comprensione del Tao, il riferimento scritto più autorevole, accanto al libro “Tao Te Ching”, è probabilmente il “Libro dei mutamenti”, I Ching / I King, autentico mistero per ogni comprensione che voglia definirsi razionale, allora possiamo accontentarci di quanto scritto qui sopra.

Magari riprendendo le parole di Joachim Bouvet (1656 – 1730), missionario gesuita: “Questi segni sono curiosi perché i cinesi da questi riflettono le mutazioni che avvengono costantemente in tutti i piani dell’universo; inoltre affermano che essi sono concepiti per gettare luce sul mondo nascosto dietro le apparenze e agiscono come una guida ai misteri … Oltre che un testo con una base scientifica … I Ching indica quali criteri e valori devono essere rispettati da chi agisce” (citato da Ernst Bernhard in ‘I Ching’).

Per concludere, l’ideogramma per identificare la parola Tao, mostra una persona che cammina, ma questa non è una persona comune. E’ invece un “comandante”, ovvero chi è in pieno possesso di sé, come a dire un …. Maestro. Ecco indicato il taoismo come metodo di crescita interiore e comprensione del mondo al fine di divenire una persona autentica (zheng ren).

Cosa NON E’ il Tai Chi Chuan

Nell’affrontare l’argomento, mi permetto di mettervi in guardia da quel Tai Chi Chuan proposto da ex karateka che nel TCC riversano i principi dell’Arte giapponese, semplicemente rallentati nell’esecuzione, e dimentichi in tutto o quasi dei principi di respirazione, meccanica del movimento e registro emozionale che caratterizzano il TCC. Costoro propongono un KaraTai Chi !!

Nient’affatto diverso, in quanto a povertà, è il TCC lento, a volte molle altre rigido, in cui i corpi dei praticanti fanno una generica ginnastica, a volte inutile, spesso deleteria, tra iperlordosi lombare, sovraccarico delle ginocchia, gestualità privata delle catene cinetiche e limitata ai soli arti superiori o inferiori, nessun riferimento a tendini e tessuto connettivo. Una mala ginnastica, insomma!!

Quali sono le caratteristiche di una efficace Arte di combattimento?

Guardiamo ad una forma di Tai Chi Chuan, non importa quale.

Essa, per essere formativa al combattimento, deve comprendere una struttura, nascosta o visibile non importa, di percosse, leve articolari e proiezioni al suolo: il trittico delle possibilità combattenti.

Se una qualsiasi di queste non è presente, nascosta o visibile non importa, in ogni passaggio della forma, allora la gestualità che implica sarebbe perdente, inutile, contro un avversario. La forma sarebbe come una tela strappata, bucata: Una narrazione indifesa ed esposta agli attacchi. Anche quando il gesto non sia esplicitamente indirizzato a debellare l’avversario, si dovrebbe essere in grado di farlo.

Tali “passaggi”, movenze di combattimento esplicite o nascoste, vanno poi testate in situazioni non solo e non tanto codificate: “Tu mi attacchi così e solo così” (Dai, questa è una corbelleria evidente, ancorché diffusa, purtroppo!!) quanto semilibere e poi libere: Mani addosso, insomma!! Il risultato svelerà inevitabilmente se la pratica marziale funziona o meno…

Il “motore” è identico per il combattimento e per stare in salute?

Personalmente, di contro a chi ancora affidi la sua gestualità alla rotazione dei fianchi, tuttalpiù aggiungendovi la spinta delle gambe, privilegio di gran lunga l’affidarmi alle catene cinetiche ed alla loro espressione attraverso onde e spirali (1), per raggiungere l’effetto di un corpo solido, elastico e flessibile che entra in contatto con un altro corpo attraverso braccia, gambe o il corpo stesso tutto.

“La gente pensa che un jab sia una spinta, e lo stesso vale per un diretto. Ma quando li si esegue correttamente, anche questi colpi sono a spirale, solo non tanto quanto un montante o un gancio”

(Attribuita a Kuroiwa Yoshio, Maestro 6° dan di Aikido, già pugile,

e allievo diretto del fondatore Ueshiba Morihei)

Il movimento ad onda (nami) utilizza muscoli e tendini dell’intero corpo in sinergia con l’apparato scheletrico per effettuare ogni movimento. Per questo la formazione non può prescindere dall’attenzione al tessuto connettivo ed agli stessi organi interni, assolutamente non privilegiando muscoli e loro allenamento.

La catena cinetica, agendo in continuum dal punto più lontano a quello di arrivo, accelera ed incrementa in modo esponenziale l’azione impattando sul bersaglio in modo esplosivo. Questa catena cinetica ha un movimento dall’andamento ondulatorio e si esprime, al momento dell’impatto, come un colpo breve ed intenso che procura una forte scossa all’interno del bersaglio. Non si esegue con una contrazione muscolare volontaria, ma attraverso la torsione in successione delle articolazioni, secondo i principi dell’embriologia (2).

Essendo un sistema di sintesi, capace di concentrare tutti i movimenti del corpo umano, consente di esprimere indifferentemente colpi, leve articolari e proiezioni al suolo senza alcuna distinzione: L’onda si mete in moto e al termine del percorso si adatta per esprimere quanto si desideri e, in successione e senza soluzione di continuità, porta altri colpi, leve articolari, proiezioni.

Avete presente la differenza tra un’arma semiautomatica ed una automatica? La prima espelle un proiettile ad ogni pressione sul grilletto, la seconda espelle più proiettili con la sola prima pressione.  Quale “arma” preferireste essere, semiautomatica o automatica?

Poi ci sono le emozioni

Ogni arte e pratica di movimento, a maggior ragione un’arte che si occupi di situazioni di crisi e forte emotività come è un combattimento, comporta un’anatomia e una fisiologia che non hanno nulla a che vedere con il classico studio delle funzioni meccaniche, ma che considerano l’organismo dal punto di vista emotivo, esperienziale, psichico.

“Quando entrate nella Condizione Nera, i vostri processi cognitivi si deteriorano,

il che è un modo sofisticato per dire che smettete di pensare”

(colonnello D. Grosman ‘On combat’)

Una buona pratica Tai Chi Chuan, che privilegi l’aspetto salutistico o quello marziale non fa differenza, deve comprendere la presenza di un tessuto emozionale conosciuto e affinato: L’uomo non è una macchina asettica.

Infatti, la postura fisica, cioè il modo nel quale si posiziona il corpo nello spazio e l’attraversare lo spazio attorno, dipende sì dalla struttura assunta dalle parti del corpo nel campo gravitazionale terrestre, ma questa struttura è interattivamente collegata con la “postura” emozionale e psicologica che assumiamo nei confronti dell’ambiente nel quale operiamo, cioè con i nostri sistemi di relazione e di difesa.

Praticare di corpo è sempre un complesso fisicoemotivo (3), è sempre un rapporto corpo / mondo, da cui la formazione non può prescindere.

Conclusioni: A ciascuno il suo Tai Chi Chuan, però….

Il Tai Chi Chuan ti interessa solo come pratica salutistica, di cui sono ampiamente assodati i benefici? (4) Bene, attento però a non finire nelle mani di chi ti guiderà verso un percorso di esercizio fisico non solo incompleto, ma pure deleterio e, alla lunga, dannoso; un percorso, poi, che privilegia l’imitazione pedissequa e la ripetitività ossessivo – compulsiva, dimentico di quelle dimensioni espressive e comunicative che fanno del TCC davvero arte di salute, benessere e longevità. Non basta dissertare di energia e calma interiore se non si sa come accompagnare gli allievi perché se ne impadroniscano.

“Non confondere movimento e progresso, un cavallo a dondolo

continua a muoversi ma non fa alcun progresso” (A.A. Montapert)

Il Tai Chi Chuan ti interessa come arte di combattimento? Bene. Ma se nella tua classe non pratichi le diverse modalità di combattimento, semilibero e libero, a contatto o meno, e ti limiti ad “applicare” su un attaccante compiacente difese, contrattacchi ed attacchi presenti nella forma; se nella formazione al TCC non è compreso lo studio integrale del corpo / movimento attraverso giochi e sperimentazioni in cui regni la percezione sensoriale anche in situazioni difficili e di crisi, allora non stai praticando un’arte marziale.

Invero, il Tai Chi Chuan, come ogni Arte Marziale autentica, non è mai solo combattere o solo stare bene in salute, ma è sempre, indissolubilmente ambedue: “Le arti marziali sono un mezzo privilegiato per forgiare insieme, coscientemente, il corpo e lo spirito; per questo offrono una possibilità d’educazione fisica eccezionalmente ricca, a condizione di non impoverirle” (Tokitsu Kenji, esperto di arti marziali, ricercatore e scrittore. ‘L’arte del combattere’).

Per questo il buon Tai Chi Chuan va praticato col motto PASSIONE BOTTE e SORRISI!!

Per questo va praticato qui, allo Spirito Ribelle

  1. Tra i vari (e pochi) esperti che hanno proposto, ognuno a loro modo, il movimento ad onda, citiamo il compianto Erle Montaigue, (Tai Chi Chuan e Pa Kwa); Hiroo Mochizuki, (Yoseikan Budo); Minoru Akuzawa, (Bujutsu Aunkai); Noh, (Pa Kwa)

2. Embriologia: “Disciplina che studia i fenomeni dello sviluppo dell’essere vivente (ontogenesi)” (in https://www.treccani.it/enciclopedia/embriologia_(Dizionario-di-Medicina)/). Per quanto riguarda la mia esposizione qui e la penetrazione dei colpi: Gli arti inferiori e superiori del nascituro si sviluppano per induzione. L’estremità si allunga e riceve il messaggio di allungarsi ovvero nel mentre chiede al centro di sostenerla e lanciare il messaggio. Mentre si allunga, si formano le articolazioni a partire dal centro. Le ultime a formarsi sono le dita. Nelle braccia, la spirale / torsione è dall’interno, poi esterno, poi interno (spalle, gomiti, polsi). Nelle gambe, la spirale / torsione è dall’esterno, poi interno, poi esterno (femori, ginocchia, caviglie). Per queste informazioni e le esperienze corporee in tal senso, ringrazio Eleonora Parrello, mia docente di Body Mind Centering (https://eleonoraparrello.blogspot.com/p/bmc.html).

3. “(…) il tono muscolare, che rappresenta il prender corpo delle emos – azioni, cioè dei moti d’animo propulsori di qualunque movimento, compreso quello di contrattura frenante o difensiva”. E anche: “(…) la coscienza del corpo sentito (nella GdL contrapposta al corpo agito di tanti esercizi addestrativi) è la condizione della conoscenza – coscienza di sé. Essendo una condizione psicofisiologica, predisposta geneticamente da meccanismi involontari come la propriocezione, la sensibilità cinestetica inizia già dalla vita prenatale, ed è forse la forma di sapere più profonda del corpo: sappiamo, senza domandarcelo, se il nostro corpo è disteso, rannicchiato o slanciato (…)” (S. Guerra Lisi & G. Stefani ‘Il corpo matrice di segni nella Globalità dei Linguaggi’)

4. Alcune spiegazioni in https://www.degasperis.it/tai-chi-fa-bene-al-cuore.html; https://blogunisalute.it/tai-chi-chuan-benefici/

Alcune domande inerenti il Tai Chi Chuan

Perché praticare Tai Chi Chuan?

Nel caso tu condivida il motto “Muoversi meglio per muoversi a lungo“, trovi nel Tai Chi Chuan una pratica che forma la tua evoluzione fisicoemotiva accompagnandola col trascorrere degli anni senza alcuna limitazione. Una pratica capace di comprendere ed integrare gli aspetti salutistici con il saper stare nei conflitti quotidiani che la vita (al lavoro, in famiglia, nelle relazioni affettive ecc.) ti pone davanti, fino a saperti destreggiare anche nel malaugurato caso di un’aggressione fisica. Non è ginnastica né meccanico fitness, non è nemmeno ruvido scontrarsi e scazzottarsi: E’ Arte fisicoemotiva capace di espandere la percezione sensoriale fino a comprendere le dimensioni somatica, espressiva, relazionale …

Il Tai Chi Chuan è adatto sia a uomini che a donne?

Nessuno può pensare alla vita senza “movimento”. Il Tai Chi Chuan è il movimento che si adatta spontaneamente a chiunque lo pratichi, uomo o donna, giovane, adulto o anziano. Questo perché è una espressione di “Arte in movimento”, come tale è senza limiti.

Il Tai Chi Chuan è adatto ai bambini?

Il movimento è lo strumento per conoscere di sé e del mondo. I bambini, spontaneamente, ne fanno già buon uso. Qualsiasi pratica sportiva specialistica: Calcio, Judo, Karate, Pallacanestro ecc. soffoca e distorce la necessaria ricerca e la libertà di muoversi. Il bambino ha, eventualmente, bisogno di un ambiente ludico, dove siano le categorie della psicomotricità ed una pedagogia libertaria e situazionale, una didattica profondamente maieutica, a regnare. Il Tai Chi Chuan, come manifestazione artistica, radicalmente e consapevolmente fisicoemotiva, potrebbe essere questo ambiente, ma solo ed esclusivamente in un “gruppo” di bambini con un docente che abbia conoscenze specifiche del mondo “bambino” e di come rapportarsi a questo mondo. Nel caso lo trovassi, per favore segnalamelo: sono rari ed eccezionali come il rinoceronte bianco!!

E’ possibile inserirsi in un corso già avviato?

Certamente, a patto che tu trovi un “corso” dove non si insegnino esercizi e tecniche, ma dove ai praticanti vengano proposte esperienze motorie; dove i praticanti non siano da istruire ed addestrare perché copino ed imitino gesti imposti, ma siano formati al Tai Chi Chuan attraverso il movimento, attraverso i principi, i cardini di quest’Arte. Altrimenti, verrai sì inserito (paghi la quota? Allora, dentro!!) e ti troverai ad arrancare dietro le nozioni (e la gestualità) meccaniche, superficialmente fisiche, che già gli altri conoscono, dove il tuo entusiasmo si scontrerà con la frustrazione del non sapere, dell’imitare ancor più goffamente degli altri. Almeno fino a quando non arriverà nel “corso” uno ancor più novizio di te e ti consolerai della tua inadeguatezza misurandola con quella, maggiore, del nuovo arrivato. Forse è meglio che lasci perdere i “corsi” e cerchi un “gruppo” che pratica Tai Chi Chuan e che lo sa realmente praticare perché abita il mondo della consapevolezza corporea e non delle mille e mille tecniche da memorizzare!!

Che abbigliamento ci vuole per praticare Tai Chi Chuan?

In origine, i praticanti si vestivano come nel quotidiano. Era così anche, per esempio, per chi praticava Te di Okinawa (le prime manifestazioni del Karate, che poi, da Okinawa, isola dell’arcipelago giapponese, raggiunsero l’isola principale). Erano contadini, agricoltori, artigiani, che, durante la giornata e smesse le fatiche del lavoro, si dedicavano a quest’arte. Oggi ogni Scuola, ogni gruppo, ogni “famiglia”, ha scelto un suo personale modo di abbigliarsi: Un pò per distinguersi, un pò per imitazione e attrazione da “cineseria”, un pò perché così il docente (Sifu o quant’altro) guadagna anche con la vendita dell’abbigliamento agli allievi, un pò perché fa “figo” il vestitino colorato, in raso o seta. Dunque, dipende da dove andrai a praticare.

Quante volte la settimana praticare Tai Chi Chuan?

Qualora tu condivida il motto “Ciò che sei dipende anche da come ti muovi“, più importante del “quante volte” è il “come” tu pratichi Tai Chi Chuan. La conseguenza è che tu fai Tai Chi Chuan tutto il giorno e tutti i giorni se sei e ti muovi cercando di sentire, capire ed essere consapevole, qui ed ora, di come stai facendo quel che stai facendo. Ogni gesto, così, è Tai Chi Chuan, dentro e fuori le regolari lezioni. Il Tai Chi Chuan è Arte fisicoemotiva, non una pratica sportiva né una serie di esercizi simil – fitness, è movimento con un senso ben più che con uno scopo, è un processo androgico continuo e permanente, è consapevolezza del corpo (Leib) che sono.

Come faccio a sapere se il Tai Chi Chuan è davvero quello che cerco?

Praticando Tai Chi Chuan ha il sorriso sul volto e nel cuore? In caso affermativo, sì, è davvero quello che cerchi.

Condividi :

1 Comment

  • Sergio
    Posted Luglio 26, 2024 5:35 pm 0Likes

    Ho praticato, esplorato e sperimentato per molti anni le Arti marziali sotto la guida di Tiziano e posso affermare che l’atteggiamento mentale e fisico acquisito sono sempre con me anche a distanza di anni e mi hanno aiutato a vivere meglio sia con me stesso che con gli altri in armonia e, a volte, anche a difendermi dalla disarmonia che alcune persone emanavano. Aggiungerei anche che il movimento ad ‘onda’, che dovrebbe governare ogni singolo gesto nelle arti marziali, mi aiuta a muovermi correttamente nella vita quotidiana come, per esempio, l’evitare di esercitare la sola forza bruta: perché usare solo i muscoli quando è possibile generare una potenza molto maggiore?

Leave a Comment

Ultimi articoli
Categorie